Ecco dei trucchi SEO da applicare indipendentemente da cosa suggerisce Google 🙂
È importante tenere presente che mantenere una buona presenza online va oltre le classifiche di ricerca.
Per diverse ragioni, il ranking organico su Google è sempre la migliore fonte di traffico per chi fa business online ed è pertanto sempre un buon investimento scegliere l’agenzia SEO più adatta ai propri obiettivi.
Come gli specialisti SEO sanno bene, Google è notoriamente poco trasparente quando si parla dei “ranking factors”, ovvero, dei criteri del suo algoritmo di ricerca, che viene aggiornato continuamente.
Quando viene rilasciato un nuovo aggiornamento, i SEO nerd come noi sono pronti a fare ipotesi su come modificare le strategie SEO, per soddisfare Google.
Di tanto in tanto, gli esperti di Google lasciano trapelare dei suggerimenti importanti: ad esempio, “dai la priorità a questo”, oppure “ignoralo”.
Tuttavia, indipendentemente da ciò che Google decide di fare, ci sono delle attività SEO alle quali dovresti comunque prestare attenzione.
Ecco 7 trucchi (o suggerimenti) che funzionano.
1. Ottimizzazione del testo alternativo dell’immagine (alt tag)
Negli ultimi anni, ci sono state molte discussioni su come Google utilizzi l’apprendimento automatico per capire cos’è un’immagine e di cosa si tratta – che era lo scopo principale dell’utilizzo dell’alt tag.
Significa ora che includere l’alt tag sia una perdita di tempo?
No. Sicuramente no.
Indipendentemente da quali siano le procedure più recenti, basate sull’intelligenza artificiale per il riconoscimento delle immagini, di certo non ti penalizzerai includendo ancora dei testi alternativi per le immagini sul tuo sito web.
Tieni presente che il machine learning è un concetto relativamente nuovo.
Mentre il testo alternativo all’immagine potrebbe essere del tutto obsoleto nei prossimi cinque o dieci anni (forse prima), ottimizzare le tue immagini alla “vecchia maniera” è una buona idea per rimanere nella “safe side”, come dicono in inglese.
2. Dai priorità all’autorità dei contenuti (content authority)
Questa è stata sin dall’inizio una componente piuttosto ambigua della SEO.
Ovviamente, Google vuole presentare agli utenti i contenuti più credibili e autorevoli in base alle loro query di ricerca (spesso non succede pero’!).
Dopo l’aggiornamento “Medic Core” di agosto 2018, era più o meno chiaro che le organizzazioni dovevano dare la priorità all’EAT (Expertise, Authority, Trustworthiness – competenza, autorità, affidabilità) del loro contenuto.
Tuttavia, nel recente aggiornamento di marzo 2019, sembrava che molti dettagli relativi a questo concetto fossero stati superati (questa è la speculazione, ovviamente).
Alle persone è rimasta la domanda: “Dobbiamo ancora concentrarci sulla costruzione dell’autorità con i nostri contenuti? Se è così, quanto?”
Chiaro e semplice, dovresti SEMPRE lavorare per creare contenuti autorevoli, sempre e comunque!
Ciò si basa sulle basi della creazione di contenuti approfonditi e veritieri. Quindi, semplifica il contenuto per l’utente medio, fai riferimento a dati / informazioni credibili per supportare quanto sostieni nei post, fornisci informazioni chiare e così via. Queste strategie per la creazione di contenuti autorevoli sono sempre state valide.
3. Crea contenuti più lunghi
John Mueller ha dichiarato pubblicamente che il conteggio delle parole non è un fattore di ranking.
“Alcune pagine contengono molte parole che non dicono nulla, il conteggio delle parole non è indicativo di qualità”.
Tenendo presente quanto affermato, Google non classifica necessariamente i tuoi contenuti in base al solo conteggio delle parole. Il contenuto in forma breve ha lo stesso potenziale di ranking di contenuti piu’ lunghi.
Ma questo significa che dovresti solo orientarti a creare contenuti più brevi?
No.
La cosa più importante nella creazione di contenuti è che si deve cercare di fornire le migliori informazioni possibili in base alle query di ricerca.
E, soprattutto, dell’intenzione dell’utente, del suo obiettivo legato alla ricerca che fa.
Forse puoi sintetizzare tutto in 500 parole; forse ce ne vogliono 5.000. Alla fine, spetta a te deciderlo. Puoi sempre utilizzare strumenti di analisi come Canonicalized Rambler, che ti consente di capire, tra le pagine con il migliore ranking per la tua query, quante parole utilizzano in media.
Secondo il recente studio di ricerca sui contenuti di Backlinko, “I contenuti lunghi ottengono in media il 77,2% di link in più rispetto agli articoli brevi. Pertanto, i contenuti estesi sembrano essere l’ideale per l’acquisizione di backlink.” Ciò porta anche a un migliore ranking.
Tieni presente che i contenuti con un numero di parole più elevato hanno un maggiore potenziale per indirizzare query più pertinenti e arrivare alla radice dell’intento di ricerca.
Assicurati di rispondere alle “domande urgenti’ con approfondimenti significativi e credibili.
4. Considera AMP
Per fare nuovamente riferimento a John Mueller, un paio di anni fa ha affermato che AMP non è un fattore di ranking.
Al giorno d’oggi (indipendentemente da come influisce sul ranking), AMP è diventata una necessità assoluta dato il numero crescente di ricerche su dispositivi mobili. Soprattutto se sei interessato a entrare in Google News.
Uno dei grandi aggiornamenti di Google del 2018 è stato il lancio dell’indice mobile-first. Da allora, si vocifera che l’AMP abbia un impatto sulla classifica in un modo o nell’altro.
Quindi, vale la pena creare pagine AMP?
Assolutamente!
Il tasso di adozione è molto alto in questo momento. Quasi 31 milioni di domini hanno adottato AMP nell’ultimo anno. La SEO si sta allontanando dai computer desktop a favore degli smartphone. A seconda della nicchia in cui opera il tuo sito, non utilizzare AMP potrebbe avere un impatto sul ranking molto negativo.
5. Utilizza le keyword LSI
Le keyword LSI, ovvero, le parole chiave di “indicizzazione semantica latente”, non influiscono direttamente sul ranking.
Ma sono molto importanti per far capire a Google di cosa parlano i tuoi contenuti.
In passato, Google ricercava la presenza delle keyword negli articoli e nelle pagine, per poter capire di cosa parlava uno specifico argomento.
Se tali keyword erano presenti diverse volte, Google assumeva che l’articolo trattasse di quel dato argomento.
Tuttavia, oggi Google non guarda piu’ solo alla presenza della keyword principale: per essere sicuro di cosa stai parlando, ricerca delle keyword LSI appunto.
Ad esempio, come ben spiegato nel blog di Backlinko, se il tuo argomento e’ il caffe’ freddo (cold brew coffee), Google guardera’ anche se sono presenti altre parole correlate, come ad esempio “filtro”, “temperatura”, “macinare”, “acqua fredda”, e “ghiaccio”
Spendere del tempo per scegliere meticolosamente le parole chiave LSI può aiutarti a coprire le informazioni necessarie relative alle parole chiave e alle frasi che sono state scelte come target.
A sua volta, questo ti aiuterà a ottenere ranking per quei termini di ricerca pertinenti ed evitare penalità di riempimento delle parole chiave (keyword stuffing).
Se non stai utilizzando parole chiave LSI, sarà più difficile per Google individuare le correlazioni SEO e decifrare i contenuti sul tuo sito web.
Pertanto, invece di provare a utilizzare ripetutamente le stesse parole chiave e frasi in tutti i tuoi contenuti, incorpora le parole chiave LSI.
L’obiettivo è di inserire queste parole in modo naturale. Se utilizzate correttamente, le parole chiave LSI aiuteranno i visitatori del tuo sito a trovare le risposte di cui hanno bisogno e aiuteranno Google a comprendere meglio i tuoi contenuti.
6. Le parole chiave nel nome di dominio sono marginali per il posizionamento
I giorni in cui funzionava avere un dominio con le keyword per cui volevi posizionarti in testa su Google, sono ormai lontani.
Oggi, l’URL di un dominio gioca un ruolo marginale nei fattori di ranking di Google. Secondo Google:
“You want the answer, not billions of webpages, so Google ranking systems sort through hundreds of billions of webpages in our Search index to give you useful and relevant results in a fraction of a second.”
Ora, non vogliamo dire che avere delle keyword nel tuo dominio sia del tutto inutile. Un dominio con corrispondenza esatta e contenuti “perfetti”, puo’ ancora sicuramente essere di aiuto.
La chiave è personalizzare il dominio in base alle intenzioni dell’utente. Ad esempio, cerchiamo su Google “marketing per avvocati”.
La maggior parte risultati piu’ in alto include il termine nel nome di dominio.
L’intento dell’utente dietro questa query è abbastanza semplice: avvocati in cerca di servizi di marketing. Con questo in mente, includere questa parola chiave mirata può probabilmente aiutare un sito di nicchia o un fornitore di servizi a ottenere un buon ranking per questa particolare query.
Pertanto, in alcuni casi, avere le parole chiave nel nome del tuo dominio può fornire essere di aiuto.
Questo sicuramente non funzionerà per tutti i domini.
Cerchiamo su Google “sostituzione marmitta”.
Si noti che non esiste una corrispondenza delle parole chiave in nessuno dei principali domini elencati.
Per domande come questa, Google ha determinato che gli utenti cercano spesso risorse come directory, guide e istruzioni fai-da-te.
Pertanto, l’utilizzo di queste parole chiave in un dominio non servirebbe.
Tieni presente che se scegli di provare questa strada, devi fare molta attenzione. Google ha represso questa pratica delle kw nel dominio quando le persone hanno iniziato ad abusarne.
7. HTTPS
Google ha affermato che HTTPS è un fattore di ranking leggero. John Mueller lo ha persino confermato a gennaio.
Anche se tecnicamente non è necessario che HTTPS sia indicizzato da Google, questo NON significa che non si dovrebbe ottenere un certificato SSL.
Quando atterri su un sito, Google indica chiaramente se è sicuro o meno. Il simbolo rosso e l’etichetta “Not Secure” possono far sì che le persone abbandonino immediatamente il tuo sito, specialmente se prendi informazioni personali come nomi, indirizzi, informazioni sulla carta di credito, ecc.
Assicurati che il tuo sito sia sicuro, indipendentemente dall’impatto sul posizionamento di Google.
Leggi anche: SEO come funziona
Autore: Andrea D'Ottavio
Andrea è il founder di Webing – digital entrepreneur che ha collaborato a centinaia di progetti digital per brand come Ferrari, Discovery, Hyundai, Meridiana, Euronics, Bulgari, Danone, Microsoft e molti altri.
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