Perché è così difficile trovare chi propone campagne a performance erogate in modalità CPL (costo per lead) nei social media?

I social media come Facebook e Twitter, rispetto ai motori di ricerca, solitamente alla base delle campagne a performance, consentono agli utenti di reperire informazioni in modalità “discovery”, rispetto alla modalità “search” di Google e degli altri.

La modalità discovery è chiaramente molto diversa, perché con questo approccio gli utenti scoprono contenuti (e quindi anche prodotti, offerte) ma non necessariamente è detto che questi utenti stiano anche cercando quello che scoprono. In pratica, se impostiamo una campagna acquisition su Facebook, rischiamo che gli utenti non compilino il form con i propri dati personali, perché magari non sono in quel momento interessati a cosa stiamo proponendo.

Nei motori di ricerca siamo invece certi che l’utente sia almeno potenzialmente interessato, se ovviamente abbiamo settato bene la campagna e non abbiamo attratto consumatori fuori target solo per beneficiare di qualche click in più.

Con l’approccio discovery l’utente deve essere coinvolto in un’ottica di conversione nel medio periodo, non aspettandosi necessariamente conversioni immediate a meno che l’oggetto della nostra campagna non sia offrire un reward immediato che potenzialmente interessa tutti gli utenti in target.

La nostra esperienza ci consente di gestire campagne a performance erogate in modalità CPL, in cui l’azienda committente limita il budget ed i rischi in maniera precisa, pagando soltanto per le lead acquisite, che includono il consenso esteso per finalità commerciali.

Photo: Markus Spiske / raumrot.com